Barzellette sui cacciatori
La maestra in aula:
“Vi pongo un problema: sul ramo di un albero ci sono otto uccellini; arriva un cacciatore, spara e ne abbatte tre; quanti uccellini rimangono? Prova tu, Giuseppe”. E Giuseppe:
“Mah, secondo me ne rimangono cinque!”.
“E tu, Pierino? Secondo te, quanti uccellini rimangono?”. E Pierino:
“Secondo me, non rimane nessun uccellino!”. E la maestra:
“Nessuno? E perche’?”.
“Perche’ se il cacciatore spara e uccide tre uccellini, gli altri volano via, e non ne rimane nessuno”. La maestra:
“No, Pierino, la risposta e’ sbagliata. Pero’ il tuo ragionamento mi piace!”. Allora Pierino chiede di poter fare lui una domanda alla maestra e chiede:
“Sedute su di una panchina ci sono tre donne che stanno mangiando tre coni gelato. La prima lo sta mordicchiando, la seconda lo sta leccando e la terza lo sta succhiando. Quale delle tre donne e’ sposata?”. La maestra e’ scandalizzata, ma dopo insistenza di Pierino risponde:
“Mah., vediamo… qual e’ quella sposata… forse…. quella che succhia il gelato?”. E Pierino:
“Sbagliato! E’ quella che ha la fede al dito. Pero’ il suo ragionamento mi piace!”.
Un cacciatore muore e va in cielo. Dio, per punirlo dei delitti venatori, lo rimanda sulla terra соn le sembianze di una lepre. Un giorno, si ritrova davanti a un cacciatore che sta per impallinarlo:
“Non mi spari, la scongiuro! So che lei non mi credera’, ma io, prima, non ero una lepre, come ora mi vede, ma un cacciatore come lei!”. Il cacciatore lo guarda e, puntandogli la canna del fucile tra gli occhi, dice:
“No, no, guardi che io le credo, per davvero! Il problema e che io, prima, ero una lepre”.
Safari. Il grande cacciatore tornato dall’Africa racconta le sue avventure agli amici al bar:
“Beh, eravamo in due nella savana e quando abbiamo visto il leone uscire abbiamo puntato tutti e due, ma il fucile mio ha fatto cilecca e quello davanti a me lo ha sbagliato. Allora il leone gli e’ saltato addosso sbranandolo. Io tentavo di ricaricare, ma mi tremavano le mani e mi sono cadute tutte le pallottole per terra. Faccio per raccoglierle e il leone si accorge di me. Prima che si decida di aggredirmi mi arrampico sul ramo piu’ basso di un enorme baobab e il leone di sotto che saltava per prendermi e соn le unghie mi toccava i pantaloni. E io mi tiravo un po’ su, ma quando scivolavo giu’, zac, lui tentava di unghiarmi e io mi sollevavo. Appena scivolavo, zac, lui saltava per prendermi соn le unghie. Be’ insomma ragazzi, non hо vergogna a dirvelo: mi sono cacato addosso!”.
“Si’, ci rendiamo conto, in quelle circostanze, chiunque…”.
“Ma che avete capito? Mi sono cacato addosso adesso, mentre ve la raccontavo!”