Barzellette di viaggi e turisti
Tempo fa, durante un lungo viaggio di trasferimento, mi ritrovai la sera in una piccola cittadina sperduta nell’Arkansas. Ero molto stanco, così decisi di passare lì la notte. C’era un unico albergo, соn poche stanze. Il proprietario si scusò, dicendomi che purtroppo l’indomani c’era la fiera delle vacche, e che aveva una sola stanza disponibile, divisa esattamente a metà da un separè, ma almeno così avrei avuto un posto sicuro dove passare la notte. Il proprietario mi chiese poi se per me era un problema il fatto di condividere l’altra metà della stanza соn una coppietta in viaggio di nozze. Ma ero troppo stanco per cercare un altro posto, così non obiettai ed alla fine accettai. Tutto sommato, meglio loro che un rozzo соw boy che russa e scorreggia. Dopo una sana doccia, mi misi a letto. Mi stavo quasi addormentando quando all’improvviso udii il rumore della porta che si aprive e si richiudeva nella semistanza attigua. La coppietta, pensai soridendo. Non passarono che cinque minuti, e cominciai a udire gemiti, respiri profondi, tipici di due che ci danno dentro e ci danno che ci danno. Eh, pensai, la coppietta non perde tempo, a quanto pare. I gemiti continuarono a lungo, ed io non potevo non pensare a cosa stessero combinando quei due, dietro quel sottile separè. Fatto sta che l’idea mi eccitò molto, e fui costretto ad una sana, corroborante рiрра in bagno per rimettermi tranquillo. Quando tornai, oltre la parete c’era silenzio. Bene, pensai, ora posso dormire tranquillo. Non feci in tempo a dirlo che dall’altra parte ricominciarono alla grande, respiri affannosi, gemiti… Ah, gioventù, bei tempi, pensai. Dopo venti minuti di avanti e indrè, mi ritrovai ancora in bagno. La lontananza da casa, la situazione, l’eccitazione, mah. Bene, la faccio corta, andò avanti così più o meno tutta la notte. Brevi momenti di pausa e poi via che ci davano dentro, ed io che non riuscivo a pensare ad altro che a quei due forsennati. Passai praticamente la notte in bianco, facendo spola tra letto e bagno. L’indomani mi alzai a fatica, avevo due occhiaie spaventose, ero veramente stanco morto, ma dovevo assolutamente partire così mi feci forza e scesi a pagare il conto. Di là, finalmente, constatai che regnava un silenzio ristoratore. Соn gli occhiali scuri, chiesi il conto e il padrone ebbe l’insana idea di chiedermi come avessi passato la notte. “Da cani!” gli risposi io brutalmente “Come vuole riuscire a dormire соn una coppietta di sposi a pochi centimetri, che ci danno dentro per tutta la notte? Uno mica è fatto di ferro…”.
“Sposi?” mi interruppe sorpreso il proprietario “No, signore. Alla fine la coppietta non è arrivata, e così hо affittato la stanza ad un signore malato di asma”.
Alla stazione, appena il treno parte, un signore dal finestrino urla ad un signore che, fermo sul marciapiede, lo sta salutando gioiosamente:
“Grazie, Giovanni, per il bellissimo week-end. Tua moglie e’ davvero una scopatrice stupenda!”. Un altro tizio sul treno che ha sentito tutto, appena il treno e’ partito, gli chiede:
“Mi scusi se mi intrometto, ma mi e’ sembrato di sentire che lei dicesse a quell’uomo che sua moglie e’ una grande scopatrice”. E il tipo. “Si’ e’ vero, ma la mia e’ stata una bugia innocente. L’hо detto solo per non dargli un dispiacere!”.
Ambiente: stazione Centrale di Milano, notte.
Personaggi: poco raccomandabili.
Situazione: black-out dei pannelli informativi e degli orologi.
Arriva trafelato un signore, naturalmente senza orologio che non sa se il suo treno sia pronto o meno, cerca qualcuno a cui chiedere l’ora, ma non si fida di nessuno. Vede arrivare tutto sudato un grosso signore, apparentemente tedesco, соn due enormi valigie e decide di chiedere l’ora a lui:
“Scusi sa dirmi l’ora?”. Il signore si ferma, posa le valigie, si terge il sudore, e sfodera al polso un orologio molto complesso, pieno di pulsantini:
“Essere ore 11.32:18.5 ja”. Il signore senza orologio ammira la sveglia del tedesco che non si fa pregare a mostrargli tutte le funzioni del miracoloso clock: sveglia, cronometro, computer, agenda, televisore, ecc. Conquistato il nostro vuole acquistare l’orologio: – Un milione! – Nein nein, essere modello unico fatto da me, no possibile. – Due milioni! – Nein… – e cosi’ vi a fino a… – Trenta milioni! – e Fa bene eccovelo. – e si slaccia l’orologio in cambio del cospicuo assegno. Il nostro si mette il prezioso acquisto al polso e sta andandosene contento quando il tedesco: – Signore, Herr, signore… – e mostrando le valigie: – Ha dimenticato le batterie!