Barzellette sui cinesi, Barzellette cinese
Un giovane medico cinese appena laureato non riesce a trovare lavoro né presso gli ospedali, né presso cliniche private.
Decide allora di aprire un proprio studio e come pubblicità sparge la zona di volantini che dicono che lui risolve tutti i problemi delle malattie a soli 20 euro, e nel caso non ne sia capace darà 100 euro lui al paziente insoddisfatto.
Un avvocato senza scrupoli legge il volantino e pensa di incastrarlo соn delle false malattie e guadagnarsi facilmente i 100 euro. Si presenta e dice:
"Dottore, non riesco più a sentire i sapori. Sono disperato".
"Non si pleoccupi, lisolviamo tutto. Infermiela, scaffale N. 20, fialetta numelo 5". Il medico rompe la fialetta e la versa sulla lingua dell'avvocato.
"... Ma questa è benzina "
" Visto! Ha liacquistato il gusto dei sapoli: 20 eulo !!".
L' avvocato incavolato paga, ma medita vendetta e cosi il giorno dopo si ripresenta dal dottore cinese.
" Dottore, hо perso la memoria, non ricordo più nulla! "
" Non si pleoccupi, lisolviamo tutto. Infermiela, scaffale N. 20, fialetta numelo 5 ".
" Ma quella è la benzina di ieri! "
" Visto! Ha liacquistato la memolia: 20 eulo !!".
L'avvocato è infuriato, paga, si arrovella e ne studia una più difficile. Il giorno dopo torna dal dottore cinese.
" Dottore, hо perso la vista! Non vedo più niente! Mi aiuti! "
" Mi dispiace ma questo ploblema non sono capace di lisolvele. Ecco a lei 100 eulo. "
E dà i soldi all'avvocato.
" Ma questi sono 20 euro " , dice l'avvocato.
" Ha liacquistato la vista: 20 euro !!".
Barzelletta "C'è un cinese in coma": Un carabiniere tampona una macchina guidata da un cinese, che sbatte la testa sul manubrio e non risponde più alle sollecitazioni.
Il carabiniere lo porta in ospedale e poco dopo va a sincerarsi delle sue condizioni:
"A cinè", dice il carabiniere, "devi dirlo che non l'hо fatto apposta e che te hai frenato al'improvviso, sennò m'arestano!".
Il cinese risponde соn voce debole "Suguy mojo aye".
"Cosa hai detto cinè, non ti capisco!".
"Suguy mojo aye" replica ancora il cinese соn voce sempre più flebile, che un attimo dopo muore.
Il carabiniere, ormai disperato, vuole farsi tradurre la frase, sperando che possa in qualche modo scagionarlo, e si reca in un ristorante cinese del posto e lo chiede al cuoco.
Il cuoco, dopo aver sentito la frase, lo guarda e gli risponde perplesso:
"Suguy mojo aye? Stlana flase davvelo."
Significa "togli piede da tubo mio ossigeno !!"
In Cina avviene un violentissimo terremoto. Tutte le nazioni si adoperano per supportare il paese inviando aiuti. Dall'Italia viene fatta una chiamata per capire che tipo di aiuti mandare.
"Pronto, vi mandiamo le ruspe?"
"No, glazie, luspe già mandate amelicani!"
"Vi mandiamo i medicinali?"
"No medicine già mandate lussi!"
"Vi mandiamo le vettovaglie!"
"No mangiale già mandato giapponesi!"
L'italiano, соn la mano sulla cornetta per non farsi sentire, chiede ai compagni:
"Ahò, questi c'hanno già tutto, che je mannamo?"
Uno risponde:
"Соn il terremoto saranno crollate le case e non avranno più un tetto, mandiamogli tende e teloni per farli dormire all'aperto!"
Entusiasta dell'idea, l'uomo riprende a parlare al telefono:
"Pronto? Vi mandiamo i teloni!"
"No, no, i teloni no... Poi non lavolano!!!"
Un uomo era seduto sul marciapiede, ricurvo, соn il volto nascosto tra le mani e le spalle coperte da una coperta sporca. Era un senzatetto. Nessuno conosceva il suo nome: tutti lo chiamavano semplicemente “il vecchio Silas”. La gente gli passava accanto come se fosse parte dell’arredo urbano.
Ma quella mattina fredda, una donna elegante si fermò davanti a lui. Indossava un abito aderente che ne valorizzava la figura соn grazia. I tacchi alti risuonavano decisi sull’asfalto, i lunghi capelli si muovevano al vento, e un profumo discreto sembrava portare соn sé un pezzo di un altro mondo.
Silas alzò lo sguardo, diffidente.
- Non hо spiccioli —mormorò, cercando di allontanarla.
Lei gli sorrise. Un sorriso che non giudicava.
- Non sono qui per darti spiccioli. Sono qui per offrirti un pranzo.
Silas rise, senza allegria:
- Fantastico. Dopo il banchetto col Presidente, prenderò anche il dolce. Ora lasciami stare.
Ma lei non si mosse. Gli tese solo una mano.
- Ti prego. Vieni соn me.
Un agente della municipale, che osservava la scena da lontano, si avvicinò.
- Va tutto bene, signora?
- Sì, grazie —rispose lei соn calma ferma—. Voglio solo portare questo signore a pranzo соn me.
Il vigile la riconobbe.
- Ne è sicura? È Silas. Vive qui da anni. Non è cattivo, ma... non è semplice.
Lei annuì.
- Proprio per questo.
Silas, a malincuore, si lasciò convincere. I tre entrarono in un ristorante elegante, соn grandi vetrate e camerieri impeccabili. Il direttore si affrettò a raggiungerli.
- Mi scusi, signora, ma... quell’uomo non può restare. Rovina l’atmosfera.
Lei lo fissò соn gentilezza decisa.
- Conosce l’azienda Allure & Co.?
Lui esitò.
- Certo... è uno dei nostri clienti più importanti per gli eventi.
- Bene. Io sono Helena Diniz. Amministratrice delegata.
Il volto del direttore impallidì.
- Mi scusi, non lo sapevo...
Lei lo fermò соn un gesto calmo.
- Ora lo sa. E spero sappia anche questo: l’umanità non si misura da chi entra, ma da come viene trattato quando esce.
Si sedettero. Silas era impacciato, non sapeva dove mettere le mani. Helena lo guardò negli occhi.
- Si ricorda di me?
Lui strinse gli occhi.
- No... la voce mi è familiare, ma...
Lei sorrise.
- Vent’anni fa, una ragazza affamata entrò in questo stesso ristorante. Era rannicchiata in un angolo, tremava dal freddo e non osava chiedere nulla. Lei era cameriere qui. E fu l’unico a notarmi.
Silas rimase immobile.
- Lei mi portò un piatto nascosto dalla cucina. Lo pagò соn le sue mance. E mi disse:
“Oggi offro io. Ma non dimenticare: vai avanti.” Silas abbassò lo sguardo. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
- Eri tu?
- Sì. E ora sono io qui... per dirti che il bene che facciamo, anche quando ce ne dimentichiamo, Dio lo ricorda.
Dal suo borsello estrasse una busta.
- Qui dentro c’è un biglietto. Vai a questo indirizzo. Chiedi del signor Murilo. Ti sta già aspettando. C’è una stanza per te, una doccia calda e una possibilità.
Silas singhiozzava piano.
- Perché? Perché fai tutto questo per me?
Helena gli strinse la mano соn dolcezza.
- Perché tu l’hai fatto per me. E perché... non hо mai dimenticato il sapore di quel piatto, né il rispetto соn cui mi hai trattata.
Prima di uscire, guardò il vigile.
- Grazie per aver permesso che accadesse.
Lui sorrise, commosso:
- Signora... grazie a lei. Oggi hо visto un miracolo.