Due amici si raccontano le loro vacanze estive. Dice il primo:
“Il piu’ formidabile e’ stato il ritorno”.
“Ah, bene, racconta”.
“Avevo preso il treno a Marsiglia. Una stupenda donna entra nello scompartimento e si siede vicino a me. Mezz’ora dopo abbiamo fraternizzato e poco dopo, trovato un posticino vuoto, ci siamo appartati, lei si e’ spogliata… stupenda… un corpo eccezionale… dei seni… Insomma abbiamo fatto all’amore all’impazzata! Ma ecco che all’improvviso lei si mette a singhiozzare: ‘Quando penso che hо un marito eccezionale, che mi ama, che mi e’ fedele e io che mi faccio uno sconosciuto… sono odiosa… ma che faccio!’. Tu non mi crederai, ma lei era talmente commovente che anch’io hо pianto…”.
L’altro amico e’ pensieroso:
“Tu mi parli di una strana storia! E poi come e’ andata a finire?”.
“Poi? Fino a Parigi ci si e’ baciati e si e’ pianto, ci si e’ baciati e si e’ pianto, ci si e’ baciati e si e’ pianto…”
Due amici decidono di affrontare per la prima volta un safari. E’ l’alba. All’esterno della tenda, i portatori ancora assonnati si preparano соn vociare sommesso misto a grida che si disperdono nella vicina giungla. All’interno della tenda, il primo inizia la vestizione, lentamente, visibilmente eccitato. Indossa il completo kaki, quindi i grossi anfibi, poi tre cinture zeppe di caricatori, due fucili, infila il grosso coltello sulla fondina solidamente ancorata alla caviglia, il poderoso machete, il cappello coloniale a larga tesa. Getta lo sguardo raggiante verso l’amico e l’osserva stupito: vestitino Armani di lino, attillato e d’un candido bianco, una costosa camicetta a fiori aperta fino al terzo bottone. Ai piedi, un paio di eleganti e costose scarpette bianche. Lo osserva pettinarsi соn grande cura, davanti allo specchio. “Ma che fai? Ti sembra il modo di vestirti questo?”.
L’altro sbuffa. “Ma sai dove stiamo andando? Nella giungla, nel fango…”.
L’altro solleva le spalle e non risponde, continuando a pettinarsi. “E se incontri un leone, che fai, eh? Lo inviti a pranzo?”.
L’altro smette di pettinarsi, osserva l’amico e соn aria eccitata risponde:
“E se incontro Tarzan?”
1 “Lavora sempre un po’ meno della tua soglia minima de sopportazione, ricordate de abbassa’ ciclicamente i livelli di detta soglia.”
2 “Nun te incazza’ coi deboli, nun te incazza’ coi forti, NUN TE INCAZZA’ PROPRIO. E ricorda, i deboli fanno finta, domani saranno forti, quinni si proprio devi, menaje subito, nu li fa’ cresce.”
3 “Non tutti i mali vengono pe’ nuoce, quindi tutte le vorte che hai fatto male a quarcuno, nun te sembra, ma je hai fatto bene, percio’ nun te sta’ a preoccupa’, che te frega.”
4 “Aiutati che tanto nun te aiuta nessuno. Ricorda infatti che Dio e’ onnipresente, quinni, se voleva te aiutava prima.”
5 “Nun scaja’ mai la prima pietra si nun sei sicuro da piallo BENE. Sinno e’ mejo che te la conservi pe dopo.”
In clinica, il giovane papà entra in camera della giovane mamma. Il bambino nella culla è tutto nero. Di fronte alla faccia interrogativa del marito, la mamma spiega:
“Comprendo la tua sorpresa, ma vedi, hо riflettuto molto e hо capito perché nostro figlio è nero: tu sai che quando ero piccola, mio padre lavorava in Costa d’Avorio, e mia madre aveva trovato una balia nera. I geni del suo latte sono passati nel mio sangue ed ecco perché nostro figlio è nero”.
“Davvero? E’ per questo? Sei proprio sicura? Oh, cara, come ti amo!”.
E il giovane papà va ad annunciare la nascita del bambino ai suoi genitori. Sua madre:
“E’ nato? Come sono contenta! E dimmi, ti somiglia?”.
“A dire la verità, è nero… ma c’è una spiegazione. Sai che quando tua nuora era piccola, suo padre lavorava in Costa d’Avorio, e sua madre aveva trovato una balia nera. I geni del suo latte sono passati nel suo sangue ed ecco perché il bambino è nero”.
“Ah, sì, capisco. E’ successo lo stesso a te: quando eri piccolo ti hо dato del latte di mucca, i suoi geni sono passati nel tuo sangue ed è per questo che sei соrnuто!”.