Barzellette Univerita, Barzelletta Univerita, Barzellette sull'Università, Barzellette accademiche

Due matematici maschi sono al bar. Il primo dice al secondo che le donne non capiscono e non capiranno mai nulla di matematica. Il secondo, che vuol farsi notare dalla cameriera piuttosto formosa, sostiene invece, ad alta voce, che le donne sanno molta più matematica di quello che si possa immaginare. Il primo matematico va al gabinetto e, in sua assenza, il secondo chiama la cameriera e le dice:
“Fra poco, quando sarà ritornato il mio amico, io le farò una domanda e lei mi dovrà rispondere:
“meno logaritmo del modulo di cosiks”. Capito? Provi a ripetere”.
Lei ripete:
“Meno il ritmo… del cosacco?”.
E lui:
“Ci siamo quasi:
“meno logaritmo del modulo di cosiks”.
E lei:
“Meno lo garitmo delmodu lodi cosicchiso?”.
E lui, che ha visto l’altro matematico uscire dalla toilette, dice:
“Va bene,… va bene…”.
La cameriera, intanto, ripete tra sé e sé:
“meno lo ritmo del tango del cosacco…”.
Il primo matematico, maschio, ritorna al banco e il secondo gli propone di fare una prova:
“Secondo me anche le cameriere dei bar conoscono il calcolo integrale”.
“Ma va? Impossibile!”.
“Vogliamo fare una prova? Ora chiederò a quella cameriera di risolvere un integrale e vedremo cosa risponderà”.
Chiama la cameriera e le chiede:
“Qual è l’integrale della tangente di x in dx?”.
La cameriera ci pensa un attimo poi risponde, decisa:
“Meno logaritmo del modulo di cos(x)”. E mentre se ne sta andando si volta indietro e dice, соn un sorriso:
“Più una costante!”

C’è un tale che ha una biblioteca vastissima, migliaia e migliaia di volumi; questa biblioteca ha solo un grave difetto: i libri non sono ordinati secondo alcun ordine logico, e ciò crea una gran confusione. Così, un giorno, questo tale decide di fare la cosa che aveva sempre rimandato, decide che è ora di catalogare i suoi libri. Essendo una persona molto precisa, però, procede in questo modo: cataloga tutti i libri più volte, a seconda di criteri diversi. Per esempio: prima li cataloga per anno di edizione, poi li cataloga per argomento, poi li cataloga per autore, poi per lingua, ecc ecc…’. Per fare ciò procede in questo modo: prende un registro (un catalogo appunto) e comincia a segnare, per esempio, tutti i libri scritti prima del 1900; poi prende un altro catalogo e vi segna tutti i libri scritti dopo il 1900; poi un altro e vi scrive tutti i libri di storia; poi un altro, il catalogo di tutti i libri scritti in italiano; poi il catalogo di tutti i libri scritti in inglese; poi il catalogo di tutti i manoscritti, e via dicendo. Alla fine di questo immane lavoro (fatto a mano) si ritrova соn un centinaio di cataloghi, e d’improvviso si rende conto che anche quelli sono fisicamente dei libri, libri che si sono aggiunti alla sua collezione e che quindi vanno catalogati. E qui nota una cosa: alcuni cataloghi fanno parte dei libri che essi stessi catalogano, altri no. Per esempio: il catalogo dei libri scritti in italiano è ANCH’ESSO un libro scritto in italiano, e quindi deve essere catalogato in se stesso, in altre parole l’ultimo libro catalogato nel catalogo dei libri scritti in italiano è “il catalogo dei libri scritti in italiano”. E sono tanti altri i cataloghi che rispettano questa regola; per es. il catalogo dei libri scritti dopo il 1900 è un libro scritto dopo il 1900, e quindi si auto-cataloga; oppure il catalogo dei manoscritti è un manoscritto, quindi si cataloga; e via dicendo. Altri cataloghi invece non rispettano questa regola; per esempio: il catalogo dei libri di storia NON E’ un libro di storia, quindi non aggiunge se stesso in fondo all’elenco dei libri di storia; il catalogo dei libri scritti in inglese NON E’ scritto in inglese, quindi non si cataloga; eccetera. A questo punto il tale si accorge che manca solo una cosa alla sua opera per poterla ritenere completa: i due cataloghi finali: IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE SI CATALOGANO e IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE NON SI CATALOGANO. Prende due nuovi cataloghi ed in uno vi segna tutti i cataloghi che aggiungono se stessi in fondo, e nell’altro segna tutti i cataloghi che non aggiungono se stessi in fondo. Ed ora, per finire, deve solo decidere se questi due cataloghi finali si catalogano oppure no. E qui viene il bello… infatti mentre è logico che IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE SI CATALOGANO si auto-cataloga, il problema sorge соn l’altro, IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE NON SI CATALOGANO, perché se lo scrive in fondo a se stesso allora diventa un catalogo che si cataloga, e quindi non deve scrivercelo essendo quello il catalogo di quelli che non si catalogano, ma se non ce lo scrive diventa un catalogo che non si cataloga, e allora deve scrivercelo, ma se ce lo scrive diventa un catalogo che si cataloga, e allora deve toglierlo….. eccetera eccetera, e non se ne esce.