C'era una famiglia molto numerosa, composta da papà , mamma, nonno e ben 10 bambini.
Una sera tutta la tribù si recò in autobus ad assistere ad una recita scolastica in cui erano impeganti alcuni dei ragazzi.
Purtroppo le cosa andarono per le lunghe e all'uscita scoprirono che era già partito anche l'ultimo autobus.
Il babbo allora andò a cercare un taxi, lo trovò e gli chiese di andare a prendere la sua famiglia bloccata fuori dal teatro, così lontana da casa.
Non immaginando il numero di passeggeri che lo aspettava il taxista andò col babbo a teatro e rimase esterrefatto:
"No, guardi, non se ne parla, come faccio a caricare tutti? Mi rovinerei l'auto e rischio anche il ritiro della licenza. Proprio non si può!"
Il babbo però fu tanto insistente che alla fine di lunghe trattative il taxista acconsentì a portar via almeno la donna e i ragazzini, stipati alla meno peggio in tutti gli angolini dell'auto.
Il babbo e il nonno invece s'incamminarono a piedi nella notte; il nonno camminando appoggiava a terra il bastone:
"Toc... Toc... Toc"
, ma il babbo già inverso per quanto accaduto gli disse stizzito:
"Nonno! Non gli si può mettere un gommino a quel bastone?"
E il nonno inviperito:
"Taci, bestia! Se ti mettevi tu un gommino, a quest'ora non andavamo a casa a piedi!"
La parola di un galantuomo
Un giorno, Nastradin sentì bussare alla porta. Aprì e vide un suo vicino di casa che gli stava antipatico che gli chiese:
«Nastradin, potreste prestarmi il vostro asino per un giorno?» e lui:
«Mi dispiace tanto, amico mio, se ce l’avessi, sicuramente te lo darei, ma proprio oggi l’hо prestato ad un’altra persona»... Non aveva ancora finito di parlare che l’asino cominciò a ragliare nella stalla ed il vicino:
«Sono perplesso, Nastradin! Sento il vostro asino che raglia» e Nastradin:
«Quello perplesso sono io, anzi, sono meravigliato e anche un po’ offeso, ma a chi credi di più? Ad un asino che raglia o alla parola di un galantuomo?»
Sir Lewis, ricco e potente signore di una contea nei pressi di Londra, riceve nella sala delle udienze del proprio maniero il messo di re Riccardo Cuor di Leone, in procinto di partire per la Terza Crociata: «Sua Maestà esige che i casati del Regno gli mandino ciascuno un soldato per irrobustire la sua armata, così da poter scacciare gli infedeli dalla Terrasanta».
Sir Hector risponde che non desidera rischiare la vita del proprio figlio maggiore, in quanto erede al titolo e al patrimonio del casato, ma manderà il figlio secondogenito, abile e forte scudiero соn una buona reputazione alle spalle e desideroso di rendere i propri servigi al sovrano e a Dio stesso.
Poco più tardi, però, il giovane manifesta qualche dubbio: «Padre, come voi stesso mi avete ordinato, io hо appena preso moglie. Siamo giovani, e se andassi in guerra temo che la mia sposa possa non rispettare i voti nuziali…».
Ma Sir Hector trova facilmente la soluzione: manda a chiamare il maniscalco del borgo ai piedi del castello e gli mette a disposizione le ferriere sotterranee affinché forgi una robusta cintura di castità.
Pochi giorni dopo, quindi, il giovane cavaliere indossa l’ armatura e si congeda secondo la tradizione dalla famiglia e dalla servitù, affidando la chiave della cintura di castità al fratello maggiore. Моnта sul destriero, e appena il ponte levatoio si apre galoppa via соn grande eleganza, ma quando è ormai lontano ode una voce familiare che lo invoca соn forza. Voltandosi riconosce il fratello maggiore, a sua volta in sella su di un distinto cavallo, che gli viene incontro соn la chiave in bella vista: «Fratello! Mi hai dato la chiave sbagliata!».